Fondata da Junior Serge nel 2018, Mobbi è la prima realtà italiana specializzata nel powerbank sharing. Partita da una semplice intuizione — offrire una ricarica mobile ovunque, in ogni momento — oggi l’azienda sta rivoluzionando il modo in cui le persone restano connesse nelle città, grazie a una rete capillare, un design user-friendly e un piano di espansione ambizioso.

In questa intervista, il founder racconta com’è nato il progetto, i valori che lo guidano e la visione che ha trasformato una necessità quotidiana in un servizio smart e diffuso.

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Come e quando è nata l’idea di Mobbi? L’idea è nata nel 2018 in modo del tutto casuale. In quel periodo mi occupavo di analizzare i trend della sharing economy per configurare dei fondi di investimento, quando mi sono imbattuto nel modello di powerbank sharing asiatico, che già allora muoveva un giro d’affari superiore ai 2 miliardi di dollari. Mi ha sorpreso che un servizio così utile non esistesse ancora in Europa, nonostante il nostro stile di vita fosse ormai totalmente connesso e in costante movimento. Ho deciso così di adattare e ridisegnare la tecnologia per renderla adatta al mercato europeo: più accessibile, più elegante, più veloce. Nel 2019 Mobbi è diventata una realtà.

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Qual è stato il momento in cui hai capito che poteva diventare una realtà concreta? Quando ancora prima di avere il primo prototipo, realtà come Meliá Hotels o Sorbillo ci hanno dato disponibilità a installare il servizio. Quel segnale mi ha fatto capire che il bisogno era concreto, e che la domanda esisteva già. Serviva solo una soluzione all’altezza.

Cosa ti ha spinto a scegliere il settore della ricarica in mobilità? Viviamo in un mondo dove la batteria è diventata quasi un bene primario. La ricarica è la benzina della nostra vita digitale. Ma ancora nessuno aveva trovato il modo di offrirla in modo elegante, semplice, diffuso. Mobbi nasce per questo: offrire energia dove serve, quando serve, in una forma che si integri perfettamente con il design italiano e le aspettative delle location premium.

Come funziona esattamente Mobbi per un utente che ha bisogno di caricare il telefono? Semplice: l’utente trova una Mobbi Station tramite app oppure la incontra in una location partner. Appoggia la sua carta sul terminale POS integrato e in meno di 5 secondi noleggia un powerbank Fast Charge già dotato di tutti i cavi. Può usarlo mentre si muove e riconsegnarlo in qualsiasi altra Mobbi Station. Il costo? 1€ ogni 30 minuti, fino alla riconsegna.

Dove si trovano le Mobbi Station e cosa le differenzia? Siamo presenti in oltre 400 location premium, tra cui il Teatro alla Scala, il Park Hyatt, il Radio Rooftop, le catene Sorbillo, Caffè Napoli, ma anche beach club come Fino Beach in Sardegna e Cala Maka in Puglia. A differenziarci sono: POS integrato, Fast Charge, accessibilità senza app e un design pensato per ambienti esclusivi.

Avete introdotto anche un sistema senza app: come mai questa scelta? Perché chi ha il telefono scarico non può permettersi di perdere tempo. Abbiamo scelto di eliminare ogni barriera, anche digitale. Basta un gesto, senza scaricare nulla, perfetto anche per chi non parla la lingua o non ha dimestichezza con la tecnologia. È stata una rivoluzione nell’esperienza utente.

Quali sono le caratteristiche tecniche più avanzate del vostro servizio? Powerbank Fast Charge che ricaricano fino al 2% al minuto, compatibilità con smartphone, IQOS, tablet e persino MacBook. Stiamo per lanciare il primo powerbank Ultra Fast Charge in sharing al mondo, in grado di raggiungere il 3% al minuto, frutto della collaborazione con Relink e l’Università di Shenzhen.

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Cosa cambia con il nuovo powerbank Ultra Fast Charge? Cambia la velocità, cambia l’efficienza, cambia l’esperienza. È come passare da una bicicletta elettrica a una supercar. Consente di ricaricare grandi dispositivi in pochi minuti, aprendo nuovi scenari per eventi, business e mobilità.

Cosa significa per voi “data-driven”? Significa ottimizzare ogni decisione sulla base dei dati. Le nostre piattaforme raccolgono informazioni sull’utilizzo, sulle performance di ogni stazione, sulle esigenze degli utenti. Questo ci permette di migliorare costantemente l’esperienza e rendere il servizio più efficiente per le città e per i partner.

Avete appena annunciato un piano triennale da 4,5 milioni: quali sono le tappe? Produrre e distribuire 10.000 stazioni in Italia entro il 2027, di cui 1.200 già in produzione. Il 2025 vedrà l’installazione in 500 stabilimenti balneari in 10 regioni, oltre all’espansione in paesi strategici come gli Emirati Arabi Uniti e il Principato di Monaco.

Cosa rappresenta per voi la collaborazione con Atlante Holding? Atlante è più di un investitore. È un partner strategico che ha compreso fin da subito la portata della nostra visione. Sta contribuendo attivamente alla strutturazione, alla logistica e alla crescita operativa di Mobbi. È una collaborazione solida e sinergica.

Quali sono le principali sfide da affrontare per installare 10.000 stazioni in Italia? Assicurare capillarità, qualità e assistenza su tutto il territorio. Ma ci stiamo riuscendo grazie a un modello innovativo di gestione distribuita tramite ambassador e gestori regionali, che operano come veri partner operativi.

Perché avete scelto gli Emirati come primo mercato estero? Perché sono un mercato ad alta propensione tecnologica, attento alla mobilità e all’innovazione. Vogliamo posizionare Mobbi dove il futuro viene costruito oggi.

Qual è la vostra visione per l’espansione internazionale del brand Mobbi? Mobbi deve diventare sinonimo di ricarica, ovunque nel mondo. Il nostro obiettivo è renderla una presenza quotidiana in aeroporti, stazioni, hotel, ospedali, stadi. Un servizio semplice, indispensabile e globale.

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In che modo il vostro servizio può contribuire a costruire città più smart e sicure? Mobbi trasforma le città in ambienti più connessi e vivibili. Le nostre stazioni saranno presenti in metropolitana, aeroporti, ospedali o locali pubblici per offrire un accesso immediato all’energia, supportano la sicurezza (soprattutto di notte) e migliorano la qualità dell’esperienza urbana e la sua infrastruttura.

Anche il design è molto curato: quanto conta l’estetica? Moltissimo. Il design è parte della nostra identità. Usiamo materiali premium, linee pulite e palette colore eleganti, perché crediamo che la tecnologia debba essere bella oltre che funzionale. Soprattutto in ambienti di alto livello.

Che ruolo giocano gli eventi e le collaborazioni lifestyle nella vostra strategia? Un ruolo centrale. Mobbi è uno stile di vita: moderno, urbano, dinamico. Per questo abbiamo collaborato e collaboriamo con artisti come Myfo, brand di moda, gallerie d’arte, scuole come IED, eventi nautici e realtà luxury. Vogliamo che ogni punto Mobbi racconti un’esperienza. Comunicare il brand è parte del valore.

State costruendo una rete commerciale con ambassador e gestori: come funziona? Ogni gestore è un partner che si occupa della propria area, trova le location, segue le installazioni e garantisce performance. Mobbi centralizza la tecnologia, la logistica e il supporto. Un modello gestito in full operation da Mobbi che ci permette di scalare in modo rapido ma efficiente.

Qual è la soddisfazione più grande da quando è iniziata questa avventura? Essere riusciti a trasformare un sogno in una delle startup più avanzate del settore, superando lo scetticismo iniziale. Vedere Mobbi diventare una realtà riconosciuta a livello nazionale, partendo da un idea che sembrava impossibile. Ogni Mobbi installata, ogni recensione positiva, ogni nuovo partner è una conferma che ci stiamo riuscendo.

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Se dovessi spiegare Mobbi a un bambino, come lo faresti? Mobbi è come un amico che ti segue ovunque e ti dà energia quando ne hai bisogno o come una bacchetta magica che ti da energia in pochi secondi quando il tuo telefono sta per spegnersi. Ti aiuta a non rimanere mai senza batteria, così puoi chiamare mamma, guardare cartoni o fare una foto al tramonto.

Cosa sogni per Mobbi nei prossimi cinque anni? Sogno un mondo in cui Mobbi sia presente ovunque: negli ospedali, nelle stazioni, negli stadi, scuole, aeroporti. Che diventi un servizio così diffuso e naturale da sembrare ovvio, esattamente com’è successo in Asia.

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