Si chiama No Space, Just a Place l’interessante progetto promosso da Gucci. L’iniziativa – a più livelli – punta ad un obbiettivo ben preciso ovvero sostenere il panorama culturale e la scena artistica contemporanea di Seul
Il suo punto di partenza? Arriva dalla complicata storia degli spazi artistici indipendenti e alternativi della città della Corea del Sud ma anche dalle riflessioni di Alessandro Michele sull’eterotopia.
Da tutto ciò ecco la mostra – in programma dal 12 marzo – 15 giugno 2020 al Daelim Museum di Seul – che presenta una nuova definizione di ciò che potrebbe essere un “altro spazio” ovvero un luogo per costruire un futuro diverso e auspicabile, con modalità nuove per gli esseri umani di relazionarsi tra loro e con l’ambiente circostante.
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La mostra curata da Myriam Ben Salah, è ispirata dalle riflessioni di Michele sulla società, i cui temi chiave sono il valore etico ed estetico dei rapporti tra generi e “gender”, il concetto di “learnscapes” (ambienti che facilitano l’apprendimento in maniera diretta), la necessità di auto-espressione e un manifesto antropologico senza età; temi che si riflettono nella missione e nelle ambizioni di questi spazi alternativi che sono storicamente dei luoghi “underground” che occupano negozi, sottotetti, magazzini e altri luoghi abbandonati dal mondo artistico convenzionale.
Tali spazi chiamano in questione la neutralità della classica, asettica galleria commerciale, promuovendo invece opere sperimentali, spesso impegnate politicamente, più interessate a suscitare dibattiti artistici che al successo commerciale. Ecco dalla spontanea comparsa di tali iniziative alla fine degli anni ‘90 a Seul, numerosi progetti hanno preso in considerazione in maniera critica l’ecosistema del mondo dell’arte.
No Space, Just a Place mira a dare visibilità a questi luoghi “altri”, esplorando il loro essere “alternativi” come strumento concettuale attraverso il quale riflettere sull’autonomia, sfidare l’autorità ed elaborare nuove narrazioni per il futuro.
La mostra propone una nuova definizione dello “stare insieme” senza essere un’entità unica; alcuni spazi artistici indipendenti sono stati invitati ad esporre sui tre piani del Daelim Museum. Ognuno di essi presenterà un progetto ideato dal proprio team in dialogo con la curatrice, proponendo le opere di uno o più artisti da loro rappresentati o sostenuti. Dal punto di vista tematico, ogni progetto sarà legato all’idea degli spazi alternativi come luogo utopico in cui ambientare nuove narrazioni capaci di incoraggiare l’affermazione di sé, soffermandosi sulla nozione di alterità, sull’esplorazione delle identità minoritarie e queer.
Per arricchire il dialogo e alimentare il dibattito, la curatrice ha chiesto ad artisti locali e internazionali di esporre le loro opere sotto forma di installazioni immersive ispirate al futuro prossimo o a mitologie fantastiche. Utilizzando un potente linguaggio visivo, intriso di umorismo e realismo magico, gli artisti mettono in questione in maniera giocosa le anguste prospettive delle narrazioni tradizionali che pervadono la nostra società, in perfetto accordo con la visione singolare, eclettica e contemporanea di Gucci.
Fonte foto: press office Gucci