Pamela è arrivata in Sicilia ormai dieci anni fa dopo anni di fertile nomadismo fra Domodossola, Milano e Londra.
Sapeva come farsi voler bene e come trasformare in una vera casa qualsiasi luogo, così è rimasta e ha fatto casa prima a Palermo e poi sulle colline sopra Cefalù, nel Parco delle Madonie, dove con anni di idee, impegno, fatica e sorrisi ha trasformato due vecchie case di campagna in mezzo ai boschi in un paradiso meta oggi di viaggiatori raffinati soprattutto inglesi. Fra quell’arrivo un po’ stralunato e le splendide foto di oggi di Casa Romito c’è un po’ tutto: la voglia e la capacità di scegliere una nuova vita insieme a una visione anche un po’ romantica del destino. Ci sono tanti trucchi imparati sul campo su come riconoscere la bellezza in un oggetto abbandonato per le strade di Palermo e su come farla riemergere con i piccoli trucchi della restauratrice di lungo corso.
C’è il talento innato di sapere mettere insieme le cose, anche la tempra ossolana e il carattere siciliano che si studiano, imparano a conoscersi e inevitabilmente si innamorano. Se mai una volta avete pensato di cambiare vita o vi siete trovati in un posto lontano da rendere accogliente con poche risorse, Pamela ha i consigli giusti e la storia perfetta per farvi capire che si può.
Si arriva a Cefalù, si imbocca la strada che porta nel parco delle Madonìe e, a un certo punto, si trova…cosa? Da Cefalù si imbocca la strada per il Parco delle Madonie, si sale percorrendo una strada che non sembra quasi Sicilia, boschi di castagni e querce secolari con panorami mozzafiato sul mare, lì ci sono case nascoste nel verde. La mia è una di queste, una delle più antiche della zona. Si tratta di una casa rurale costruita su un grande pianoro (cosa rara in una zona scoscesa di terrazzamenti), la parte più vecchia è dell’inizio del ‘700, ampliata fino al suo aspetto attuale circa un secolo dopo. Qui ai primi del ‘900 arrivavano branchi di botanici e studiosi di orchidee selvatiche, è davvero un luogo unico per la flora e la fauna selvatica con la quale impari ad avere un rapporto praticamente quotidiano, qualche pazzo cinghiale che ti passeggia sotto la finestra, la volpe che ti mangia dalle mani e l’istrice che scorrazza sereno davanti alla porta.
A che punto erano le case quando hai scelto di ristrutturarle? Quanto tempo hai impiegato? “Le case erano in piedi ma molto malridotte, soffitti ricoperti di pipistrelli. Qualche pazzo aveva tentato di dividerle in appartamenti, ho disfatto il disastro riportando allo stadio originario e risanato tutto: aggiunto nuovi infissi identici agli originali, rifatto il tetto e le solette, risistemati gli impianti e i bagni. Ho cercato di lasciare il più possibile tutto com’era, mantenendo i colori originali, i pavimenti antichi e l’intonaco come era in origine”.
Come hai scelto i mobili? Dove li hai trovati, nel caso non fossero già lì? “Sono rimasti pochi mobili originali nella casa, quei pochi – di poco pregio/valore economico ma belli – li ho recuperati, rimessi a posto e dipinti. Alcuni fanno parte di quella che io chiamo la mia collezione trash! Fino a qualche anno fa Palermo offriva moltissimo sotto questo aspetto: ho trovato armadi, divani barocchi con tessuti originali stupendi, piccoli cassettoni, lampadari incredibili (addirittura di Arteluce!), tavoli, poltrone anni ’50 perfette, anche un comodino di Anna Castelli, sedie da giardino bellissime! Palermo era una specie di mercatino delle pulci a cielo aperto, chi cambiava i mobili li lasciava semplicemente per strada nel caso servissero a qualcuno. Adesso non è più così divertente, purtroppo…forse la gente ha buttato tutto quello che aveva o più probabilmente molti altri hanno iniziato ad apprezzare questi incredibili ritrovamenti”.
Come si riconosce un mobile degno di essere recuperato? Ci racconti due trucchi facili per rimettere in sesto un mobile o una seduta? “Un mobile degno di recupero non deve essere troppo danneggiato, soprattutto sedie e poltrone, se no il lavoro diventa davvero infinito e quasi mai definitivo. Il mobile che va recuperato è quello che ti piace, a volte sotto un’apparenza triste e marrone si nasconde una bellissima forma. In questo caso basta colorare (io uso sempre una base grigia poi aggiungo i colori che così hanno un’ aria meno nuova e più vissuta). Per rimettere in sesto mobile/seduta ci vuole calma e pazienza (e lo dice una persona di natura frettolosa) ed i materiali giusti, soprattutto le colle, e ricordarsi di passare sempre l’antitarlo. I pezzi di ricambio (cardini/cerniere/maniglie ecc) andrebbero recuperati originali, se possibile, magari spulciando nei vecchi negozi di ferramenta dove di solito ne hanno tanti e bellissimi e dove avrei fatto la lista nozze se mi fossi sposata”.
Da dove nasce la passione per la casa e il restauro? “Dalla mia famiglia. Tutti hanno sempre raccolto e collezionato mobili ed oggetti, alcuni fino ad esserne ossessionati facendosene letteralmente sommergere, altri con più equilibrio e leggerezza. Per la mia sopravvivenza ho maturato il gusto per la sostituzione al posto di quello per l’accumulo. Ho cambiato tante case in città diverse, molte di queste erano vuote e mezze rotte ma con grandi potenziali, tutte le volte le dipingevo (non so bene quanti km2 di pareti avrò verniciato in vita mia) e le arredavo con quello che trovavo nella spazzatura e nei charity shop, erano bellissime e sempre diverse!”.
Come sei arrivata in Sicilia? Perché hai scelto di restare? “Sono arrivata in vacanza, avevo bisogno di recuperare energie e sono rimasta, affascinata. C’è qualcosa in questo posto che continua a sfuggirmi e sto ancora cercando”.
Tre consigli per chi sceglie di passare da nord a sud. “Non perdere l’entusiasmo. Non perdere la pazienza. Non perdere i contatti con il resto del mondo. Un quarto macro consiglio: godersi la meraviglia”.