Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?” La mia bici, appesa al chiodo ormai da giorni, potrebbe proprio pensarla così, come Nanni Moretti in “Ecce Bombo”. Quando non si pratica da un po’ di tempo infatti l’assenza si fa davvero rumorosa.

Perché la bici, per essere vissuta in modo fruttuoso e appagante, ha bisogno di routine. Così le feste di Natale, per il ciclista assiduo, si trasformano in una vera minaccia. Tutto sembra porsi ad ostacolare il classico giretto a cui normalmente non si fa caso, ma quando inizia a mancare ecco che una struggente voglia di farlo si impossessa di te. Gli ostacoli però sono troppi. Già da prima di Natale la corsa ai regali prosciuga il poco tempo a disposizione. Poi ci si mette il lavoro. Mille cose da chiudere entro l’anno e urgenze che sgomitano per sottrarti anche quell’attimo in cui inforchi la bici per andare in ufficio. No, non c’è tempo per questo lusso.

Poi, durante le feste, quando già ti immagini con tanto tempo libero a disposizione ecco che non puoi sottrarti ai doveri sociali, alla famiglia e… perché no? Magari qualche giorno passato in una città d’arte che aiuta a staccare. Infine, ed ecco il colpo di grazia, in quei rari momenti in cui avevi deciso da tempo di programmare l’agognata prima uscita dell’anno o arriva il brutto tempo, o ti becchi l’influenza oppure, peggio ancora, s’impadronisce di te la consapevolezza di avere mangiato troppo panettone e quindi… no, il giretto con gli amici non sa da fare, troppo fuori-forma.

 

Insomma, ode all’assenza? Per ora non sembra, eppure la forza della bicicletta sta nel percepirne la presenza anche quando fisicamente non c’è ed è da qualche giorno che non riesci a riascoltare il celestiale suono della catena che scorre allegramente tra guarnitura e pignone.

Per difendersi quindi dai forzati stop ci sono molte tattiche diversive che, naturalmente, mi sento di consigliare.

1. I rulli in casa. In questo caso la definizione del criceto ci sta tutta, altro che la sconfinata libertà del velodromo! Rullare è comunque qualcosa di fisico e tangibile e ha la facoltà di bruciare un po’ dei grassi accumulati tra i pranzi e le cene infinite. Se poi si abbina la sessione alla visione di una puntata di Masterchef il supplizio per espiare i peccati di gola è assicurato.

 

2. Bike Channel. Qualcuno dovrebbe avvisarli che le siglette, dopo tutti questi anni, sarebbero da cambiare. Così contribuiscono a creare un’idea un po’ claustrofobica della bici che, vissuta dal divano del salotto, rasenta il malsano. Tuttavia la visione di Paolo Savoldelli e di Massimo Boglia mentre ansimano insieme su una grande salita con il 15% di media, in qualche modo sembra magicamente trasferirsi dalla testa alle gambe. Se poi stai spingendo sui rulli l’effetto è ancora più realistico: allora a sudare veramente si è in tre.

3. Pensare alla bici prima di dormire. L’ho sempre saputo: a me contare le pecore non fa alcun effetto. Però contare i giri di pedale sì. È così rilassante… Funziona soprattutto immaginarsi nello sforzo della salita, nella lenta e dondolante danza sui pedali, fuori sella, come lo scalatore colombiano in cerca di successo nella tappa alpina. Bastano di solito un paio di tornanti ed ecco che Morfeo è già pronto a salutarti al traguardo. Di un sonno profondissimo.

4. Pulire la bici. Piove, non c’è scampo. E allora cosa c’è di più bello che dedicarsi alla cura della propria bici coccolandola un po’ con prodotti sgrassanti e lucidanti? Mentre le mani scorrono sul telaio e accarezzano ogni dettaglio ecco che potrai gustare con il pensiero ogni attimo vissuto là fuori, mentre affrontavi il passo X o la granfondo Y. Meglio che scorrere un album su Facebook.

 

 

5. Leggere di bicicletta. Vediamola anche così. La pausa può essere sfruttata al meglio per studiare le prossime mosse della stagione. E allora diventano preziosi quei libri che aiutano scientificamente a capire in anticipo se ce la farai a fare quel passo a 2.300 metri oppure se il tuo cuore rischierà di schiantare come quello di Isotta, ma non certo per colpa di Tristano. A Natale mi hanno regalato “Alti passi grandi salite” di Albano Marcarini e appena posso fuggo a isolarmi nello studio di cartine e altimetrie. Una guida preziosissima anche perché si concentra su mete raggiungibili in Lombardia, nei Grigioni e sul Canton Ticino. Tutte montagne… sopra casa!

Il libro di Albano Marcarini unisce al sogno di fare grandi imprese le informazioni per valutare se saranno alla tua portata

6. Sognare di correre. Pensavo non fosse possibile, ma ebbene sì, mi sono sognata in una granfondo… o era qualcosa che gli assomigliava molto. Sognare di andare in bicicletta quando non si può è effettivamente l’ultima spiaggia per l’appassionato che cerca in tutti modi di divincolarsi dalla pausa forzata durante le feste. Può essere appagante ma, dato che i sogni non si controllano, può anche capitare di sentirti appesantito dalle ruote sgonfie, oppure accorgerti, a pochi minuti dal via, di avere montato pedali Shimano e di indossare invece scarpe con tacchette Look. E allora ecco che il bel sogno, all’inizio denso di promesse appaganti, si tramuta in un bruttissimo incubo.

In ogni caso già solo pensare alla bici è un po’ come esserci sopra. L’importante è tenersi “in contatto”, non allentare mai il filo. Così anche la nostalgia di una bella pedalata nel sole, tra i profumi della primavera, diventa il desiderio inappagato di un innamorato che, al termine di una lunga attesa, troverà finalmente il suo trionfale happy end.