È morto per insufficienza cardiaca Philip Roth, l’artista definito, fino al giorno del decesso, come uno dei più grandi scrittori ancora in vita.
Molti i suoi libri pubblicati, fino a quando, all’età di 79 anni, scelse di smettere di scrivere. Era il 2012 e la notizia prese in contropiede tutti i suoi sostenitori e gli amanti della sua letteratura.
“Ho dedicato tutta la mia vita a scrivere sacrificando tutto il resto. Ora basta. L’idea di cercare di scrivere di nuovo è impossibile” disse Philip Roth una volta presa la decisione (mai tornò indietro sui suoi passi) di smettere con la scrittura.
Da “Goodbye Columbus”, il primo dei suoi libri, scritto nel 1959, passando per “Lamento di Portnoy” (1969), “Il teatro di Sabbath” (1995), “Pastorale americana” (1997), “Ho sposato un comunista” (1998), “La macchia umana” (2000) e altri titoli ancora, fino a “Nemesi” del 2010.
Oltre 30 i titoli pubblicati, ma stilare una classifica risulta praticamente impossibile. I suoi romanzi, spesso di natura autobiografica tendono a raccontare l’identità personale e collettiva di un’epoca e fornendo un personale ritratto dell’America. Leggere per credere.
Crediti: Facebook Philip Roth Author