Steven Soderbergh e David Koepp tornano a esplorare il lato oscuro dell’animo umano
Il regista pluripremiato Steven Soderbergh, già noto per la sua versatilità tra generi e stili, torna con un film dalle tinte cupe e disturbanti. Presence è un’opera scritta da David Koepp, autore di celebri script come Jurassic Park e Panic Room, e si inserisce nel filone thriller con una forte componente soprannaturale.
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Questa collaborazione segna un ritorno alle atmosfere inquietanti e claustrofobiche, con un’attenzione particolare alle dinamiche familiari e alla percezione della realtà.
Presentato in anteprima a Milano e Roma il 20 giugno, il film arriverà nelle sale italiane il 24 luglio distribuito da Lucky Red.
Lucy Liu, Julia Fox e Callina Liang: un cast al servizio della tensione narrativa
Il film si avvale di un cast variegato e ben assortito. Lucy Liu torna in un ruolo drammatico dopo anni di action movie, affiancata da Julia Fox, attrice e icona, e da Callina Liang, che interpreta Chloe, la giovane figlia su cui si concentra la vicenda. Completano il cast Chris Sullivan, Eddy Maday e West Mulholland.
L’interpretazione di Callina Liang si rivela particolarmente incisiva, capace di trasmettere con naturalezza lo smarrimento, la paura e la crescente inquietudine che attraversano il suo personaggio.
Trama del film “Presence”: quando la paura si insinua tra le mura di casa
La famiglia Payne sembra una famiglia perfetta. Quando la vita della figlia minore Chloe viene sconvolta da un tragico evento, scelgono di trasferirsi in una nuova casa, fuori città, per ripartire da zero. Presto però la ragazza si accorge di qualcosa che non va nella sua camera; inizialmente la famiglia non le crede, ma cambierà idea quando le manifestazioni diventeranno impossibili da ignorare. Mentre la loro realtà quotidiana inizia a sgretolarsi e le tensioni si amplificano, una presenza inquietante li osserva e li influenza, silenziosa ma sempre più vicina.
La narrazione si sviluppa tra ombre, silenzi e sguardi sospetti, senza mai cadere nei cliché più abusati del genere. Nonostante la presenza sia centrale nella storia, non si mostra mai in maniera esplicita, aumentando così l’ansia e l’ambiguità.
“Presence” è un horror atipico: la presenza non vuole fare del male
“Presence” è un film horror, ma si distingue per un elemento che lo rende unico rispetto ad altri titoli dello stesso genere: la presenza che infesta la casa non sembra voler nuocere ai membri della famiglia, bensì proteggerli. Questo ribaltamento della prospettiva è uno dei dettagli più interessanti e innovativi del film, che sfida le aspettative dello spettatore.
Questo aspetto contribuisce a creare una tensione più sottile e psicologica, spostando l’attenzione dal pericolo fisico alla percezione, alla fiducia e alla connessione tra i membri della famiglia.
Il piccolo dettaglio della medium: un’idea ben riuscita
Un momento particolare del film che merita di essere menzionato è l’inserimento del personaggio della medium. La sua breve ma significativa apparizione contribuisce a far luce sulla natura della presenza e a offrire una chiave di lettura alternativa su ciò che sta accadendo. È un tocco delicato e calibrato, che non appesantisce la trama ma la arricchisce con un senso di mistero ulteriore.
Un film sulla famiglia più che sulla paura
Nonostante “Presence” sia un thriller/horror, il tema centrale che emerge con forza è quello della famiglia. Le crepe nei rapporti, le incomprensioni, il dolore, ma anche l’unità e il senso di protezione reciproca diventano il vero cuore emotivo della pellicola.
Il messaggio che arriva con maggiore potenza è che, per quanto complicata, una famiglia resta unita nei momenti di difficoltà. Un legame invisibile, ma forte, proprio come la presenza che si muove tra le stanze della casa.
Un giudizio personale: luci e ombre tra regia e narrazione
Rispetto al trailer, confesso che mi aspettavo qualcosa in più. Il film, pur interessante nei suoi spunti narrativi, è girato in modo che definirei un po’ amatoriale. L’impostazione visiva non sempre è coerente e alcune scene risultano scollegate tra loro, rendendo difficile seguire con chiarezza l’evoluzione della storia.
La scelta di uno stile visivo “grezzo” può aver avuto l’intenzione di aumentare il realismo, ma il risultato, a mio avviso, compromette un po’ l’impatto generale. Nonostante ciò, alcuni momenti riescono a coinvolgere, soprattutto grazie alla tensione emotiva costruita intorno ai rapporti familiari.
Lo consiglierei a un amico? Sì, per la sua originalità
Pur con alcune riserve sulla realizzazione tecnica, “Presence” è un film che consiglierei a un amico. Non tanto per gli spaventi o per l’adrenalina tipica degli horror più canonici, quanto per l’originalità con cui affronta il tema della presenza sovrannaturale e per il messaggio profondo legato ai legami familiari.
Un’opera che, pur non perfetta, riesce a lasciare qualcosa allo spettatore, soprattutto se ci si lascia coinvolgere dal suo lato più intimo ed emotivo.