Ermanno Scervino presenta la sua campagna pubblicitaria autunno-inverno 2025/2026 scegliendo di non raccontare solo una collezione, ma una visione più profonda. Protagonista assoluta è Natalia Vodianova, fotografata da Mikael Jansson in un ambiente che assomiglia a uno spazio dell’anima più che a un semplice set. Il risultato è un racconto che ha il tono della confessione silenziosa e l’intensità di un frammento cinematografico.
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Lontana dai codici classici delle campagne di moda, questa narrazione visiva si concentra sull’autenticità. Non si tratta di posa, ma di presenza. Il volto di Natalia non cerca lo sguardo, lo rifugge quasi, lasciando che siano il suo silenzio, i suoi gesti minimi e la sua postura a parlare. L’immagine non cattura un momento di interpretazione, ma una sospensione, una soglia tra il dentro e il fuori. La femminilità proposta da Ermanno Scervino è reale, vissuta, vissuta a partire dal pensiero.
Natalia Vodianova incarna una bellezza intensa e consapevole
Il legame tra Natalia Vodianova e questa collezione va oltre l’abito. È una corrispondenza tra visione e incarnazione. Il suo volto, che riecheggia icone del cinema europeo come Dominique Sanda o Romy Schneider, è portatore di una bellezza sospesa, malinconica e forte al tempo stesso. In ogni scatto emerge una femminilità che non ha bisogno di spiegarsi: basta osservarla per sentirne la potenza.
La scelta di affidare a Mikael Jansson la direzione fotografica rafforza l’intento della maison di mettere in scena un racconto visivo autentico. La luce che attraversa gli ambienti è fredda, decisa, mai compiacente. Non cerca la perfezione estetica, ma la verità che si nasconde nei dettagli: una piega di tessuto, uno sguardo abbassato, la tensione di un gesto trattenuto.
L’equilibrio tra sartorialità maschile e delicatezza intima
La collezione Ermanno Scervino FW 25/26 gioca su un dualismo affascinante e preciso. Da una parte c’è la struttura, la sartorialità, l’eleganza solida e concreta del guardaroba maschile: cappotti in spigato, pantaloni tagliati con rigore, giacche pied-de-poule, guanti lunghi e cinture che segnano la silhouette. Dall’altra c’è l’intimo, la lingerie, ciò che è nascosto ma anche rivelato: sottovesti, bustier, maglie leggere e reggicalze rifiniti in pizzo.
L’unione tra questi due mondi non genera contraddizione, ma armonia. La sensualità non è un obiettivo, è una conseguenza naturale della coerenza stilistica. L’effetto complessivo è quello di una femminilità che sa essere potente senza alzare la voce. I capi raccontano una donna che non ha bisogno di dimostrare nulla, ma che conosce se stessa e la propria forza.
Una narrazione visiva che riflette la profondità dell’essere
La stanza in cui si svolge la campagna pubblicitaria è un luogo ricco di senso. Ogni oggetto sembra posizionato senza una logica apparente, ma in realtà compone un insieme coerente. È uno spazio privato, quasi sacro, dove si celebra la ritualità del vestirsi come atto di consapevolezza. Non c’è esibizione, non c’è spettacolo. Solo una donna che si prepara a uscire, o forse a rientrare, ma che in ogni caso lo fa nel pieno possesso di sé.
Ermanno Scervino utilizza la moda come strumento per riflettere sull’identità. Non si tratta di creare un personaggio, ma di permettere a ogni persona di abitare i propri abiti come una seconda pelle. È un invito a riscoprire il valore della misura, dell’equilibrio, del pensiero lento. Anche l’eleganza può essere una forma di introspezione. Anche il silenzio può essere un manifesto.
Con questa campagna, la maison firma non solo una collezione ma una dichiarazione d’intenti. In un mondo che urla e mostra, Ermanno Scervino sceglie di ascoltare e suggerire. E in questo gesto misurato, si rivela tutta la potenza della moda come linguaggio dell’anima.