In un contesto economico sempre più instabile e competitivo, integrare pianificazione, sostenibilità e innovazione non è più un’opzione, ma una necessità strategica. Gianluca Sacchi e Nicolò Masserano, manager di BearingPoint Italia, raccontano come supportano aziende del largo consumo e del retail nella digital transformation, con approcci concreti e misurabili.
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Dall’efficientamento dei processi alla riduzione della carbon footprint, un’intervista che mostra come la tecnologia, se guidata da una visione sistemica, può trasformarsi in un vantaggio competitivo reale.
Di che cosa vi occupate in BearingPoint e nel mondo del largo consumo e del retail? In BearingPoint seguiamo progetti di business e digital transformation, con focus particolare sull’efficientamento dei processi di “front-end” e “back-end”. Operiamo in diverse industry, tra cui certamente aziende del segmento “consumer goods” e “Retail” (sia lusso che fast-fashion). Soprattutto in momenti storici come questo caratterizzato da grande incertezza e volatilità dei mercati,lavoriamo molto su tematiche di “connected planning” ovvero la pianificazione integrata, che include finance planning, demand planning, supply planning e distribuzione.

Come si può spiegare tutto questo a chi non è del settore? Parliamo di ottimizzare i processi decisionali delle aziende: dalla pianificazione finanziaria, a quella della domanda (quello che si prevede verrà venduto), fino alla produzione e distribuzione. Tutti questi ambiti devono essere collegati e coerenti per evitare errori, inefficienze e sprechi. Ad esempio, pianificare male può voler dire avere in magazzino prodotti che non venderò, o al contrario, non avere abbastanza merce richiesta.
Cosa accade se questi processi non sono integrati? Si creano asimmetrie informative, misurazioni incoerenti delle performance e sprechi. Una cattiva pianificazione impatta sia le revenue (top line) sia i costi operativi (bottom line). Questo significa prodotti sbagliati in magazzino, difficoltà nel rispondere al mercato e, infine, minore efficienza economica.
Quanto pesa la sostenibilità in tutto questo? Molto. Pianificare in modo efficiente significa ridurre scarti, scorte inutili, trasporti e resi. La sostenibilità spesso coincide con l’efficienza operativa. Ridurre i costi e l’impatto ambientale vanno di pari passo.
La sostenibilità è davvero sostenibile dal punto di vista economico? Sì. Ridurre gli sprechi, i trasporti e i resi ha benefici diretti sui costi. Inoltre, ha un impatto fondamentale sulla brand reputation, soprattutto in settori come moda e tessile, che sono tra i più impattanti dal punto di vista ambientale.
Come fate a lavorare con realtà così grandi? I progetti sono su scala molto ampia e durano anche 3-4 anni. Si procede per step: si parte magari con la pianificazione finanziaria, poi si passa a quella della domanda e infine alla supply chain. Tutto avviene in logica di co-design e co-sviluppo col cliente.

Ma le PMI sono escluse? Non necessariamente. I nostri processi possono essere adattati alla realtà aziendale. Chiaramente, una digital transformation richiede una certa maturità organizzativa. Tuttavia, è anche vero che non adottare buone pratiche di pianificazione può costare molto caro.
Cosa cambia in un contesto di forte incertezza economica o geopolitica? La pianificazione integrata è ancora più rilevante. Avere modelli previsionali e scenari simulativi permette di adattarsi più rapidamente. Questo vale oggi più che mai, con la volatilità dei mercati e le incognite normative.
Cosa può frenare le aziende dal trasformarsi digitalmente? Il vero ostacolo è spesso il change management. Molte aziende lavorano ancora per silos e faticano a integrarsi. Il nostro ruolo non è solo tecnico ma anche educativo: aiutiamo i team a pensare in ottica di connected planning.
Avete anche un ruolo proattivo nel proporre soluzioni a chi non sa di averne bisogno? Sì, portiamo valore individuando aree di miglioramento. Ad esempio, con il Sustainability Hub stiamo avviando workshop in cui le aziende possono vedere come portare sostenibilità concreta nei loro processi. Non si parla solo di obblighi normativi, ma di vantaggi competitivi.
Come gestite la complessità della vostra offerta? BearingPoint ha competenze su tutta la catena del valore: pianificazione, sostenibilità, procurement, analytics, operations. Lavoriamo per focalizzarci su ciò che serve davvero all’azienda, in base alle sue priorità.
Qual è una delle vostre più grandi soddisfazioni professionali? Un cliente che inizialmente era molto diffidente, dopo un anno di lavoro e la messa in opera del progetto, ha cambiato completamente approccio. Il rapporto è diventato di fiducia e collaborazione. Un altro esempio è quello di un cliente internazionale con target di decarbonizzazione al 2030: con il nostro supporto ha trasformato un piano insufficiente in un percorso concreto verso l’80% di riduzione.
Avete avuto casi significativi anche nel mondo del retail? Sì. Con aziende come Bonprix, ad esempio, abbiamo calcolato la loro carbon footprint iniziale, creato una roadmap per ridurla e oggi vediamo i risultati in tutte le loro attività di comunicazione sostenibile. Questo dimostra che il nostro lavoro ha ricadute reali e tangibili anche nel lungo periodo.
Come convincete chi è scettico o non comprende subito il valore? Non ci presentiamo mai con soluzioni astratte. Parliamo di risultati concreti e benefici misurabili. I casi studio, le roadmap attuabili e le esperienze reali aiutano a far capire che la sostenibilità e la digitalizzazione sono opportunità, non solo obblighi.