Quante volte vi è capitato di entrare in un centro commerciale solo per fare un giro? Oggi passeggiare in un negozio su più piani, pieno di offerta merceologica e occasioni da urlo è all’ordine del giorno, ma un tempo non era così.
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Il concetto di grande magazzino rivoluzionò completamente il mondo del commercio. La nascita di “Le Bon Marché” nel 1852 segnò un punto di svolta nel mondo del retail. Tanto che perfino lo scrittore Emile Zola gli dedicò un libro: “Al paradiso delle signore”.
Le Bon Marché: un’intuizione geniale
Sono gli anni della rivoluzione industriale e la crescente classe borghese è sempre più interessata a seguire pedissequamente le mode. Ma il mercato non soddisfa la clientela, a cambiare la situazione è il francese Aristide Boucicaut.
Commesso di una boutique chiamata Le Bon Marché e figlio di un cappellaio ambulante. Boucicaut è considerato l’inventore dei grandi magazzini. Il ragazzo convince i proprietari della boutique a ristrutturare il negozio secondo una ripartizione ben precisa. Una struttura divisa in reparti in cui ogni cliente poteva trovare facilmente ciò di cui sentiva, o pensava di sentire, il bisogno. Il progetto va a gonfie vele; nel 1953 Boucicaut fonda una società con i suoi datori di lavoro e decide di spostarsi in una struttura più grande.
Il tempio di Le Bon Marché diventa rue de Sèvres, nel settimo arrondissement di Parigi. Stabilimento che, nel 1867, venne rinnovato da Gustave Eiffel e Louis Charles Boileau. Seguendo il gusto del tempo l’edificio divenne un moderno e scintillante complesso realizzato in ferro e vetro. All’ombra di Le Bon Marché il mondo stava cambiando. Boucicaut capì che era tempo di rendere lo shopping democratico e alla portata di tutti. Con l’arrivo dei grandi magazzini non c’era più bisogno di spostarsi da un negozio all’altro. In un unico posto c’era tutto ciò che si poteva desiderare.
Il retail prima di Le Bon Marché
Agli inizi del 1800 il mercato era molto diverso da quello contemporaneo. La maggior parte degli acquirenti faceva riferimento a piccole boutique dedicate ad uno specifico prodotto come gioiellerie, profumerie e modisterie.
Anche le bancarelle di fiere e mercati avevano un ruolo chiave. L’alta borghesia invece era solita accogliere direttamente nelle proprie case mercanti ed artigiani per fare shopping.
Sarti e stilisti, nel caso della moda, che diventavano consulenti di stile per le famiglie borghesi. Prendevano gli ordini e recapitavano i prodotti direttamente nelle ricche case dell’alta società. La proposta era, quindi, decisamente limitata e i prezzi erano sempre dipendenti da trattative e contrattazioni non sempre piacevoli.
Con l’aumento delle richieste dei clienti questo sistema non funziona più. È in questo scenario che nasce Le Bon Marché preceduto da altre formule commerciali sperimentali. Sono gli anni in cui nascono le gallerie coperte e le boutiques de nouveautés. Negozi che raccolgono tutto quel che c’è di nuovo sul commercio rivolti ad una clientela selezionata. Uno di questi era proprio Le Bon Marché.
Tutte le innovazioni di Le Bon Marché
Boucicaut è il primo a rendre l’acquisto una vera e propria esperienza. Andare a fare shopping a Le Bon Marché era un momento di piacere e spensieratezza. Non ricondotto al solo acquisto. Tutto era più semplice ai grandi magazzini. Per la prima volta i clienti potevano leggere i prezzi su un’etichetta, toccare i prodotti con mano e farsi consigliare gratuitamente da commessi esperti.
I prezzi erano al ribasso e, tendenzialmente, fissi. L’idea fondante dell’economia di Le Bon Marché è quella di ridurre il margine di profitto sui singoli articoli per aumentare il volume delle vendite alimentando il flusso di capitali. E per invogliare le signore a fare acquisti con maggiore leggerezza era anche possibile rendere gli articoli che non soddisfacevano le clienti attraverso cambi merce o rimborsi.
Boucicaut fa anche largo uso di strategie di marketing. Grandi cartelloni pubblicitari, enormi vetrine illuminate anche durante la notte e sconti in specifici periodi dell’anno. Tutte cose che oggi sembrano scontate, ma che rappresentarono una gigantesca rivoluzione. Le Bon Marché è anche il primo a proporre la vendita per corrispondeza via catalogo in modo da rendere l’acquisto ancora più semplice.
Nonostante la clientela principalmente femminile, come suggerisce il titolo del romanzo di Zola “Al paradiso delle signore”, Boucicaut non dimentica nessuno. Per non far annoiare gli uomini predispone un bar dove possono chiacchierare, leggere e fumare il sigaro mentre le compagne fanno acquisti. Mentre ai bambini sono destinati regali come palloncini e caramelle così da fargli venire voglia di tornare.
Una nuova religione: l’acquisto
Le Bon Marché è l’inizio del capitalismo. Il momento in cui il mondo ha smesso di comprare per necessità ed ha cominciato a farlo per puro piacere. Nel suo romanzo Zola scrive: “Con la sua impresa aveva creato una nuova religione; le chiese a poco a poco disertate dalla fede vacillante erano soppiantate dal suo bazar nelle anime ormai disoccupate. La donna veniva a passare al Bonheur le ore vuote, le ore trepidanti e inquiete che un tempo trascorreva in fondo alle cappelle: necessario sfogo di esaltazione nervosa, lotta riaccesa di un dio contro il marito, culto del corpo incessantemente rinnovato, con l’aldilà divino della bellezza”. Insomma Aristide Boucicaut aveva fondato un nuovo culto: quello dell’acquisto.