Con una carriera in ascesa e sette collezioni realizzate per SHEIN X, Daniela Ricciardelli è una delle giovani fashion designer italiane che stanno ridefinendo le regole della moda fast con un tocco personale e consapevole.

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In questa intervista ci racconta com’è nata la collaborazione con il colosso della moda online, il percorso creativo dietro ogni collezione e il suo punto di vista sulle opportunità e i pregiudizi che accompagnano questa esperienza. Tra libertà creativa, sostenibilità e visibilità globale, Daniela ci offre uno sguardo autentico sul futuro del design emergente.

Com’è nata la collaborazione con SHEIN? È iniziata nel 2022, quando ho deciso di partecipare a un concorso lanciato da SHEIN. Ho abbozzato una piccola collezione a tema estivo e, sorprendentemente, ho ottenuto ben 90.000 voti in più rispetto al secondo classificato. È stato un inizio inaspettato ma entusiasmante: da lì il mio nome è comparso sulla piattaforma e da allora ho realizzato sette collezioni. È stata una crescita costante che mi ha permesso di esprimere pienamente la mia creatività, con grande libertà.

Daniela Ricciardelli_SHEIN X

Qual è il tuo ruolo nel progetto? Disegni tu i capi, mentre SHEIN li produce? Esattamente. Il mio ruolo è quello della fashion designer. In base alle moodboard o ai concept definiti per ciascuna capsule, sviluppo i capi, creando sketch, figurini e tech pack. SHEIN si occupa della prototipazione, prima in 3D, per valutare la resa dei tessuti, poi in tessuto vero e proprio. Una volta approvato, parte la produzione.

Partecipi anche alla fase di sviluppo del prodotto? Sì, sono coinvolta anche in quella. Seguo tutto il processo creativo e produttivo.

Come sono andati i primi anni? Hai dati concreti sulle vendite? Direi molto bene. Ad esempio, per un solo capo ho registrato circa 9.000 vendite. SHEIN è una piattaforma globale con grande visibilità, ma per un giovane designer vedere un proprio abito indossato all’estero è una soddisfazione incredibile. Mi è capitato di leggere commenti di ragazze che acquistavano lo stesso vestito in quattro o cinque colorazioni. È qualcosa che va oltre le aspettative.

Daniela Ricciardelli_SHEIN X

I designer vengono pagati a capo venduto o esistono altre modalità? Preferisco non entrare nei dettagli, anche perché dipende dai contratti individuali. Posso dire però che il nostro ruolo è prettamente creativo: creiamo e inviamo i design, senza doverci occupare della produzione o della vendita.

Com’è cambiato il tuo modo di progettare le collezioni? Hai dovuto adattarti al mercato? Lavorare con SHEIN significa anche lavorare con un forte focus sul marketing. Si ragiona in termini di tendenze e preferenze del consumatore. Detto ciò, non ho cambiato molto il mio stile: fin da subito i miei capi sono stati apprezzati, soprattutto per le stampe e i tagli particolari. Cerco sempre di bilanciare l’usabilità con elementi distintivi come asimmetrie e cut-out.

Quanti sono i designer SHEIN X in Italia? Ad oggi, sono circa 190.

Sull’etichetta dei capi compare il tuo nome o quello di SHEIN? Sull’etichetta appare SHEIN X, ma ogni designer ha un proprio profilo sulla piattaforma. Se cerchi il mio nome, Daniela Ricciardelli, troverai la mia pagina e tutti i miei prodotti. Anche se il nome non è fisicamente sull’etichetta, il riconoscimento personale è molto presente nella comunicazione.

Daniela Ricciardelli_SHEIN X

Come viene comunicato il progetto SHEIN X all’interno del sito? La sezione è accessibile dal menu del sito, ed è più visibile nella versione desktop. Ci sono anche categorie dedicate come “Nuovi Arrivi” o “Graphic Designer”. Inoltre, SHEIN X ha un proprio canale social su Instagram, dove vengono presentate le collezioni e i designer emergenti.

Dato il tuo impegno per l’uso di materiali riciclati, come vivi la collaborazione con SHEIN, spesso criticato per l’impatto ambientale? Questa domanda me la fanno spesso. Personalmente, lavorando dall’interno, ho avuto modo di conoscere meglio l’azienda. SHEIN mi ha dato opportunità concrete, visibilità e la possibilità di sviluppare anche una collezione dedicata ai tessuti stock e alle rimanenze. Spesso si associa il concetto di sostenibilità solo alla fibra, ma anche lo spreco di materiali è un problema. SHEIN mi ha permesso di trattare questo tema, e penso che ci sia molta disinformazione da chiarire.

SHEIN ha superato le tue aspettative? Assolutamente sì. Mi aspettavo un bel percorso, ma non con questa rapidità e portata. È andata oltre ogni aspettativa.

Hai mai pensato di creare un tuo brand personale, parallelamente alla collaborazione con SHEIN? Per ora no. Lavoro anche con altre aziende oltre a SHEIN, ma al momento mi sto concentrando su queste collaborazioni. In futuro, chissà. È il sogno di ogni designer.

Intervista realizzata con la collaborazione di Micol Carminati, Aurora Morrone e Camilla Galimberti