In occasione dei MEDIA HOTEL RADIO Christmas Awards 2022 abbiamo incontrato Monica Berarducci, Responsabile Osservatorio sul mondo del lavoro di AIPD (Associazione Italiana Persone Down), Daniele Castignani – Responsabile Comunicazione e fundraising di AIPD che ci hanno raccontato il loro impegno per “raccontare le persone con sindrome di Down in maniera diversa da come vengono normalmente percepite” e di inserire i giovani con sindrome di Down nel mondo del lavoro.
Partiamo dall’appuntamento di oggi. Perché siete qui? Siamo qui per sostenere le attività dell’Associazione Italiana Persone Down in merito all’inserimento dei giovani con sindrome di Down nel mondo del lavoro.
Come è nata la collaborazione con Palmiro Noschese? La conoscenza con Palmiro Noschese – Hotelier & Luxury Hospitality Developer Fractional Executive, Member Board Aica & Chief Istitutional Comitee Ehma e Presidente CONFASSOCIAZIONI – Turismo Hospitality Food & Beverage – è attiva da tantissimi anni e in occasione della docu-fiction “Hotel 6 stelle” la collaborazione si è fatta più intensa e abbiamo realizzato insieme il programma che è andato in onda su Rai 3 con la collaborazione della casa di produzione Magnolia e da allora la collaborazione di Noschese si è fatta molto concreta nel mettersi a supporto dell’inserimento lavorativo di questi ragazzi attraverso borse di studio.
In cosa consiste l’inserimento nel mondo del lavoro per persone con sindrome di Down? Non tutte le persone con sindrome di Down sono inseribili nel mercato ordinario del lavoro. Per tutti coloro per cui è possibile, l’associazione AIPD si occupa di organizzare e creare servizi per supportare l’inserimento a 360 gradi: offrire alle famiglie consulenza e informazione, orientare e valutare le persone con la sindrome, servizio di tutoraggio, fare rete con le aziende e avere contatti con le istituzioni. Tutto questo ovviamente necessita di persone preparate e aggiornate che vengono formate all’interno dell’associazione.
Che link c’è tra il mondo del lavoro, le persone con sindrome di Down e il mondo dell’hospitality e del turismo? È questo un settore che favorisce l’inserimento nel mondo del lavoro delle persone con la sindrome di down? Dopo tanti anni di inserimenti posso dire che non c’è un settore che funziona meglio di altri, ma è l’organizzazione del lavoro a fare la differenza. Ci sono alcune caratteristiche degli inserimenti e dei contesti che sicuramente aiutano gli inserimenti, rendendoli più inclusivi. Il contesto dell’accoglienza e dell’ospitalità consentono di individuare tanti ruoli e mansioni in cui le persone, se ben supportate, possono esprimersi in maniera produttiva.
Avete qualche dato da fornire in merito a come sta migliorando la situazione dell’inserimento nel mondo del lavoro di persone con sindrome di Down? Non esiste un censimento a livello nazionale, ma noi abbiamo i dati della nostra rete, fatta di 56 sedi in tutta Italia: a dicembre del 2021, abbiamo circa 220 persone con sindrome di Down regolarmente assunte con un contratto e ogni anno ci sono circa 100-150 tirocini a norma di legge che vengono attivati. Questi numeri per noi sono significativi nella misura in cui vediamo una crescita esponenziale. Più del 50% dei 220 assunti sono degli ultimi 5 anni, anche se il numero è molto piccolo se considerato in rapporto alla quantità di persone con sindrome di Down che potrebbero lavorare.
A livello di comunicazione, cosa state facendo per aumentare il numero di inserimenti nel mondo del lavoro? Il modo di comunicare di un’associazione come la nostra parte dal bisogno di raccontare le persone con sindrome di Down in maniera diversa da come vengono normalmente percepite. SI tratta quindi di una comunicazione differente che si allontana quanto più possibile dagli stereotipi e racconta persone che hanno la possibilità di esprimere un valore all’interno della società; questo valore può essere nel mondo del lavoro, ma anche nel mondo della scuola e delle relazioni. Quello che noi cerchiamo di trasmettere è che le persone con sindrome di Down sono cittadini che possono dare un contributo attivo, cosa possibile nel mondo del lavoro. È un percorso importante quello nel mondo del lavoro, non solo perché la legge italiana obbliga ad assumere una persona con disabilità ogni tot. dipendenti, ma proprio perché noi siamo convinti che queste persone possano fare la differenza. Il lavoro di comunicazione è quindi un racconto delle capacità e delle possibilità che queste persone hanno all’interno della società.
Cosa si può fare per dare visibilità alle aziende che inseriscono e quindi sono favorevoli all’entrata nel mondo del lavoro di ragazzi con sindrome di Down (e non solo)? La nostra associazione, dal 2014, ha brevettato un marchio che viene assegnato a tutte le realtà dell’accoglienza che decidono di includere una persona con sindrome di Down nella propria attività. Si tratta del marchio Value-able che è stato elaborato nell’ambito di un progetto europeo: le aziende che decidono di inserire una persona con sindrome di Down in tirocinio ricevono un marchio di bronzo, quelle che assumono ricevono un marchio d’argento e quelle che assumono e diventano ambasciatori, facendosi promotori del messaggio con altre realtà, ricevono un marchio d’oro. Attraverso questo riconoscimento, nel tempo, si è creata una rete di realtà dell’accoglienza che hanno inserito questi ragazzi.
Abbiamo fatto due chiacchiere anche con Eugenio Torrente, ragazzo con la sindrome di down che lavora all’accoglienza nei servizi di Una Hotel Decò
Quanto ti piace lavorare nel mondo degli hotel? Il mondo degli hotel è bello perché è un mestiere che porta a lavorare anche in futuro. Più che piacere per me è una soddisfazione servire i clienti e renderli orgogliosi di quello che faccio e vado a fare.
È sempre stato il tuo desiderio o avevi altri sogni? Cosa ti piace fare? Ho fatto degli stage lavorando in sala. Questo è un mestiere che mi serve a capire il mondo lavorativo.
Come fai ad essere così sicuro di te? Quando sei salito sul palco hai fatto un discorso incredibile… Sono sicuro di me perché sono io, sono Eugenio. Io non faccio paragoni tra me e gli altri, io sono così.