Pleased to meet you! Hope you guess my name, oh yeah. E così ho incontrato quel buon diavolo di Max Bigandrews. Questo il suo evocativo nickname che, se qualcuno vuole seguire alla lettera l’invito del ritornello di Simpaty for the Devil dei Rolling Stones, nasconde il suo nome vero, super lombardo, neppure tanto difficile da indovinare.
Tanto comunque su Facebook si trova Max Bigandrews. E sempre su Facebook mi sono imbattuta nel folle Giro del Demonio, da lui creato, che quest’anno scalpita alla partenza dell’edizione nr. Uno, dopo il successo della Zero che vide nel 2016 la partecipazione di una quarantina di coraggiosi ciclisti.
Ingenuamente avevo messo un like all’iniziativa e… zac! Subito arpionata da Max, che mi rese immediatamente edotta sulla regola d’oro, naturalmente non scritta: chi mette like partecipa.
Quindi eccomi a barattare, con un articolo dedicato, il congedo dal plotone dei supereroi che affronteranno il temibile muro di Sormano e altre amenità in salita il prossimo 18 marzo.
Era una pausa pranzo buia e piovigginosa e Max molto gentilmente si presenta nella mia zona ufficio. Però… un diavolo gentiluomo. Era infatti desiderio reciproco conoscersi dopo la breve schermaglia via Facebook ed io non vedevo l’ora di approfondire direttamente dal Demonio in persona, il Giro infernale della Brianza.
Così Max mi racconta che tutto è nato da papà e zio, ciclisti amatori di lungo corso, che lo hanno sapientemente iniziato fin dalla più giovane età. Poi però sono arrivati un po’ di stravizi tipici della post adolescenza, fino al nuovo e più maturo incontro con la bicicletta verso i 24 anni. Di lì è nata la passione che ha portato Max a condurre anche una vita decisamente più sana. Che bravo, io ho iniziato a 45 anni…
Va detto. Max è impressionantemente alto. Non come il mio amico fotografo olandese Edland Man, che supera di almeno una dozzina di centimetri i due metri, ma a occhio direi che ci siamo quasi. A tavola Max è però parco e morigerato ed io non mi spiegherò mai come certi imponenti corpi umani possano reggere con spirito zen un’insalata a pranzo quando io, che non raggiungo il metro e settanta, se mi limito a una piccola tartare, non riesco a non aprire il frigo prima di cena.
Ma non è certo l’altezza l’unica particolarità di Bigandrews. Mi racconta infatti che, una volta entrato nel giro infernale (questo sì) del lavoro, e non ne fa uno semplice, la bicicletta è stata la sua ancora di salvezza. O meglio, la sua valvola della pentola a pressione. Quindi, dopo km e km macinati nei week end, prima con la compagnia di papà e zio, poi con cognato & friends, su e giù per la Brianza, oggi forse non più tanto velenosa, ecco che giunge la prima illuminazione. Che forse sarebbe meglio definire, al contrario, il primo “oscuramento”. Sì perché Max si innamora delle notturne. Si sveglia alle 3.30 del mattino, ora delle 4.00 è già in sella e dopo 3/4 ore di scorribande davvero molto libere nel nulla del traffico e tra la natura che ancora, talvolta, in Lombardia di può trovare, arriva ad incrociare all’alba i primi timidi ciclisti della domenica che, con tutto il rispetto per la categoria, occupano ben altra fascia oraria.
La seconda intuizione è invece il Giro del Demonio che, leggo testuale sul sito, è “un percorso estremo in terra brianzola” nato dopo che Max sputò l’anima alla Muretti Madness by Cicloidi. Ma se questo percorso, davvero tosto, si snoda nell’amena campagna dell’hinterland fiorentino, con la cupola del Brunelleschi sempre a vista, il Giro del Demonio mette in luce inedite e spesso inesplorate bellezze brianzole. Ad esempio Belsedere. Sì, non è “belvedere” e quindi parola buffa uscita con il correttore automatico, si chiama proprio Belsedere. Una via che si snoda nella bella Montevecchia, “la montagna” dei milanesi in gita, che io amo considerare un po’ un mio feudo segreto, avendo una nonna Maggioni, cognome montevecchino (si dice così?) per eccellenza.
Poi il percorso prosegue in discesa verso Consonno, con la strada in condizioni pessime infestata da pericolose grate che, probabilmente, proprio come trabocchetti medievali, possono inghiottire il ciclista e trasportarlo direttamente all’inferno, per poi evitare saggiamente la statale, attraversando il centro storico di Garlate. E qui, chissà perché, viene raccomandata “prudenza”. Probabilmente è un paesino infestato da zombi.
Si prosegue per Civate e naturalmente la scelta del percorso va su una strada stretta e dissestata, con una discesa pericolosetta. Insomma, tutti i punti critici sono minuziosamente annotati e divulgati nel sito del Giro del Demonio. Non resta che superarli e raggiungere così, al Km 112.50, dopo che le gambe saranno diciamo ben rodate, il sontuoso Muro di Sormano che prevede anche un tratto iniziale definito “inedito”, quindi probabilmente una via magica che ha il potere di comparire e scomparire come l’Isola siciliana Ferdinandea, che nel 1831 si è divertita a far capolino in superficie per poi ri-inabissarsi nelle profondità del mare. Naturalmente il 18 marzo è assicurato il passaggio ai partecipanti del Giro del Demonio.
Non mancano poi i “bar amici”, ce ne sono ben cinque, che renderanno sicuramente piacevole l’impresa. Ma quanto è buono un semplice panino con il salame dopo salite e discese al cardiopalmo?
Quello che è certo è che il Giro del Demonio promette “Nessuna assistenza, nessun controllo, solo una traccia da seguire”. E per chi arriverà fino in fondo c’è il Berretto/Brevetto, premio per la sfida vinta.
Aperta a tutti invece è la possibilità di far cadere qualche Euro nella borraccia della “Associazione Sorriso Onlus”, almeno nella misura di quanti Santi saranno stati tirati giù dal cielo durante le faticose salite. Quel buon diavolo del demonio!
Bene. Ora che ho esplorato a fondo questo percorso sono naturalmente convinta al 100% che non fa per me. Ma il motivo è semplice. Al di là della nomea che mi sono fatta attraverso questa rubrica non bisogna mai dimenticare che sono e resto una ciclista della domenica… anche se il Muro di Sormano fatto da solo… forse… Basterà come prova di abilità la mia famosa ascesa da Madesimo al paesino Groppera con una vecchia e pesante mountain bike? Caro Max, mi sa che ci proverò, prima o poi, in solitaria. O meglio, in private edition, che fa più chic e i diavoli, si sa, sono sempre molto fashion.
Per conoscere al 100% il Giro del Demonio (e iscriversi!) cliccare qui. Venghino, venghino, audaci ciclisti!
E per farsi un’idea dello stile di questa iniziativa pubblico ancora alcune bellissime immagini realizzate da Giovanni Pirajno durante la prima, pionieristica, edizione nr Zero.
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